Le dichiarazioni del presidente della Provincia di Udine secondo il quale i disabili a scuola ritardano il programma hanno suscitato critche, ma la successiva rettifica con cui negava quelle affermazioni e precisava che i disabili devono essere separati dagli altri ha provocato vibrate proteste.
Pietro Fontanini, presidente dell’Amministrazione provinciale della città friulana e segretario della Lega Nord del Friuli Venezia Giulia, nel corso di un convegno aveva affermato che “le persone disabili inserite nel mondo della scuola ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici e sarebbe più utile mettere i bambini con disabilità su percorsi differenziati”.
Il presidente aveva proseguito affermando anche che la sanità pubblica “non si può far carico delle disabilità di coloro che vengono da fuori”.
Dopo le critiche alle sue affermazioni, il presidente ha voluto precisare meglio il suo pensiero, smentendo di aver parlato di 'ritardi' nello svolgimento dei programmi scolastici da parte di disabili.
“Quello che ho detto - ha sottolineato, interpellato dall'ANSA - è che al modello italiano che prevede l'insegnante di sostegno, si potrebbe pensare a quello in vigore in altri Paesi europei che prevede la classe differenziata. Questo al fine di garantire una migliore preparazione degli studenti”.
I diversi devono, insomma, rimanere fuori dalla scuola, separati dagli studenti "normali".
Trent’anni di integrazione degli alunni disabili nella scuola di tutti sono stati, dunque, completamente inutili? Un errore? Che ne pensano i genitori degli alunni disabili?
TuttoscuolaFOCUS | mercoledì 27 ottobre 2010 |
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